
regia di Benoiît Felix-Lombard
testo di Kristian Fabbri
con Ettore Nicoletti
regia di Benoiît Felix-Lombard
testo di Kristian Fabbri
con Ettore Nicoletti
My Dinner With Gesus
Regia: Benoît Felix-Lombard
Interpreti: Ettore Nicoletti e Benoît Felix-Lombard
durata 1 ora
Il nostro lavoro sarà un dialogo.
Come estensione del lavoro che stiamo facendo da alcuni anni nel collettivo Gli Eredi, abbiamo deciso di confrontarci con opere che, in linea di principio, non dovrebbero incontrarsi.
Questa volta, abbiamo deciso di far dialogare il famoso capitolo Il grande inquisitore di Dostoevskij nel libro i fratelli Karamazov e My Dinner with André, un film anticonvezionale di Louis Malle.
Le due proposizioni, così diverse a prima vista, hanno come comune punto di essere dialoghi puri. Se la forma è evidente nel secondo, la forza dialogica del testo di Dostoevskij riposa nel silenzio di Alyosha / Cristo di fronte alla storia di Ivan / Inquisitor.
Faremo dialogare i dialoghi
In una prima fase di ricerca, affronteremo il lavoro di Dostoevskij - il più denso da un punto di vista metafisico. Il capolavoro dell'autore russo rappresenta il culmine della sua ricerca letteraria intorno alle questioni del rapporto tra uomo e dio.
Se c'è un argomento sensibile nel nostro tempo tormentato dalle domande di trascendenza e di finitudine dell'essere umano e del suo ambiente, il religioso sarà solo un campo di ricerca tra gli altri.
In effetti, vogliamo distorcere il lavoro per trovare punti ciechi e portare un nuovo significato. In effetti, se il giornalista Dostoevskij mostrava chiaramente la sua devozione religiosa, lo scrittore ci mostra una figura presa dal dubbio. È questo dubbio nei confronti della questione della libertà di fronte a Dio e Dio di fronte alla libertà che vogliamo proporre.
Ci sarà un maglietta “I Love Jesus”.
Il protagonista che incarnerà Gesù avrà un testo, a differenza della proposta di Dostoevskij e probabilmente iniziera in francese con “je veux commencer par rendre hommage aux forces de l’ordre” ("Voglio iniziare rendendo omaggio alle forze dell’ordine")
Il protagonista che incarnerà il Grande Inquisitore sarà più giovane del personaggio. Sarà un grande fan di video di gatti – che sarano proiettate durante la performance.
I due protagonisti possono essere un attore solo durante il primo periodo di ricerca.
La ricerca in questo primo periodo ci permetterà di aprire la tematica del teatro : quella che si impone nell’opera di Louis Malle. Cos’è il rapporto di un attore con il teatro ? Con il regista ? Con il suo ruolo ?
My Dinenr With Andrè (Louis Malle):
La cena del film è un confronto ricco di spunti di riflessione e considerazioni interessanti sul teatro, che presto si fa metafora esistenziale.
I ragionamenti che ne derivano risultano incredibilmente attuali e alla portata di tutti, poichè in fondo il film, seppur così particolare e unico, prende spunto da un episodio che potrebbe capitare a chiunque: rimanere incastrati contro la propria volontà in una serata con qualcuno che si ignorava da tempo, per scoprirsi alla fine coinvolti in una conversazione piacevole e interessante, anche se l’interlocutore ha una visione del mondo completamente diversa dalla propria.
“Potrei sempre vivere nella mia arte, ma mai nella mia vita“
Film sul teatro, teatro di un set, vita a cena, cena della vita. L'esperimento di Malle (il film rispetta unità di luogo tempo e azione) si risolve in un tentativo, talora coinvolgente, spesso straniante, di cinema "filosofico", in cui il linguaggio concentra e nasconde fragilità umane e banalità intelletuali.
Il Grande Inquisitore (F.Dostoevskij)
La leggenda del Grande Inquisitore è una sorta di romanzo nel romanzo all'interno del capolavoro di Fëdor Dostojevskij «I fratelli Karamazov» (pubblicato nel 1879-80), l'ultima opera e quasi il testamento spirituale del grande scrittore russo.
Il Grande inquisitore si trova davanti a Cristo, egli sa chi è il suo prigioniero, lo ha compreso fin dal primo istante; ma ha deciso che lo manderà al rogo, perché gli uomini non potrebbero tollerare la verità del suo ritorno. È vero, del suo divino messaggio resta ormai ben poco sulla Terra: ma questo è accaduto perché si trattava di un messaggio troppo sublime per la stragrande maggioranza degli esseri umani, impossibilitati a seguirlo. Perciò alcuni uomini forti, come lui, hanno deciso di venire a un compromesso col mondo e, lasciando sussistere le forme esteriori del cristianesimo, si sono scientemente ed eroicamente votati a Satana, in cambio della pace per l'umanità.
A prezzo del loro sacrificio, gli uomini hanno potuto così convivere con una religione su misura per essi, indulgente verso le loro infinite debolezze; e hanno trovato, se non la felicità, per lo meno una forma accettabile di esistenza, lasciandosi guidare dall'autorità ecclesiastica. Ma adesso la venuta di Gesù rischia di mandare in pezzi le loro certezze e la loro serenità; per questo è necessario che egli muoia una seconda volta.
A queste parole, Cristo non risponde nulla: gli si avvicina e, con un sorriso di amore infinito, lo bacia delicatamente sulle labbra esangui di novantenne.
L'Inquisitore si sente commosso fino in fondo all'anima da quel bacio e gli apre le porte della prigione, ordinandogli di allontanarsi e di non farsi vedere mai più. Gesù si allontana silenzioso nella notte di Siviglia e scompare nell'ombra; e il vecchio, benché quel bacio gli bruci in cuore, non cambia idea, ma persiste nella risoluzione di conservare su di sé il peso del grande inganno, a beneficio degli uomini.
La leggenda incentra il tema sull’uomo che si trova in un falso rapporto col mondo. Il conflitto del prezzo della libertà dell'uomo-massa, che ha fame e sete non di verità e di amore illimitato, ma di stabilità, di sicurezza, di certezze che siano alla sua portata: semplici e terra terra.
Libertà e potere i punti centrali.
Ivàn/l’Inquisitore è anche l'archetipo di tutti quei filosofi e quegli uomini politici che hanno voluto costruire il paradiso in terra abolendo il vecchio mondo e sostituendosi a un Dio che aveva sbagliato i suoi calcoli - salvo poi creare essi stessi, l'uno dopo l'altro, degli autentici Inferni.
«La sofferenza è una parte essenziale della vita o qualcosa che bisogna puntare a eliminare?»,
È sempre l'antica tentazione di volersi sostituire a Dio in nome di una «giustizia» e di una «felicità» tutte umane e immanenti; Una tentazione che, spesso, gli uomini non sanno respingere, perché non la sanno riconoscere; con quali esiti funesti per se stessi e i propri simili, tutta la storia del XX secolo sta a mostrarlo chiaramente: né quella del secolo presente sembra essere incominciata, purtroppo, sotto migliori auspici.
Il grande inquisitore si presenta come liberatore degli uomini dal peso della libertà. Sembra quasi un contraddizione: liberare dalla libertà.
Una figura è il rovescio dell’altra. Il grande inquisitore e il Cristo sono fratelli e al tempo stesso nemici mortali. Cristo promuove la vita, l'inquisitore la soffoca. Ma sono inscindibilmente connessi, anche nella struttura narrativa, che in Dostoevskij è sempre dialogica anche se uno dei due protagonisti tace. Tace, ma comunica. Il silenzio del Cristo culmina con un bacio al vegliardo.
È il grande enigma. La libertà vince o perde? Il lettore stesso è provocato a scegliere se stare dalla parte dell’inquisitore o dalla parte del Cristo silente. Ma l’esito non è così chiaro. Come ci dice Gustavo Zagrebelsky
“La leggenda” ci dice che la via della salvezza è individuale. Non vi si giunge attraverso regole generali che fanno violenza alle nostre caratteristiche individuali. No, alla salvezza – qualunque cosa essa significhi – si può solo arrivare in piena libertà.


