
regia di Benoiît Felix-Lombard
testo di Kristian Fabbri
con Ettore Nicoletti
regia di Benoiît Felix-Lombard
testo di Kristian Fabbri
con Ettore Nicoletti
SPEER architettura e|è potere
(monologo teatrale)
Autore: Kristian Fabbri
Regia: Benoît Felix-Lombard
Interprete: Ettore Nicoletti
in collaborazione con:
Associazione Culturale THEATRO
la durata del monologo è di 1 ora circa.
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Progetto vincitore del bando europeo: ATRIUM – www.atriumroute.eu - Cultural Route (Architecture of Totalitarian Regimes of the 20th Century in Europe’s Urban Memory)
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Testo vincitore del premio “Autori Italiani 2015” Fondazione Carlo Terron della rivista Sipario
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Spettacolo presentato al Festival MigrAction 2016 a Parigi ed inserito nella programmazione per le Scuole Superiori per ERT EMILIA ROMAGNA TEATRI nel 2017
“Degli Hitler e degli Himmler ce ne sbarazzeremo, ma con gli Speer dovremo fare i conti ancora a lungo.”
Sebastian Haffner
Albert Speer è l’architetto di Hitler, l’uomo che ha modellato le sue monumentali ambizioni architettoniche e ne ha disegnato l’immagine di potere. Prima di disobbedire.
In scena l’architetto del potere ha un’ora di tempo, una soltanto, per raccontare la sua colpa e convincere gli spettatori ad emettere la sentenza. Una sentenza che però ricadrà sullo spettatore. Perché l’ambizione divorante, l’ossessione per l’ideale di bellezza, il desiderio di creare un mondo nuovo e il dubbio – se vendere l’anima al diavolo o battersi contro le ideologie dominanti – sono le domande di ogni essere umano al cospetto delle atrocità del mondo.
L’architetto del potere vive in una struttura–palco della dimensione di una cella, vive nei silenzi tra le parole, con la musica come colonna vertebrale.
E parla. Un monologo per svelare il non detto: l’architetto e il suo potere sulle cose che abitiamo. L’architetto e il suo potere sulle nostre volontà.
L’architetto del potere firma una lettera di incarico col diavolo, ma se fosse l’architettura, o il pubblico, a fornire le anime?
Inspirato ai Diari segreti di Spandau, scritti durante i 20 anni di carcere da Albert Speer, l’autore descrive il rapporto fra l’architetto e i suoi demoni e la messa in scena da vita ad un monologo intenso e tagliente che squarcia nello spettatore il velo dell’ipocrisia, mettendo a nudo la tentazione, sempre assillante, del piccolo o grande compromesso.
Il progetto Speer è il risultato di un incontro fra persone di formazione e paesi diversi: un architetto–scrittore, un attore italiano e un regista francese. Lo spettacolo apre un dialogo sul periodo il più scuro del XX secolo attraverso la figura di Speer, che ci traghetta dalle ideologie chiuse alla costruzione di una Europa comune e libera, aperta al confronto interno ed al resto del mondo. Speer come pretesto drammaturgico per porre l’attenzione sul rapporto tra il potere e la tecnica – ogni tecnica – in grado di attuare le sue volontà. Il teatro è incontro con le persone e, grazie alla sua dimensione pedagogica, fornisce l’occasione per comprendere come non ripetere gli errori del passato.
“L’architettura attuale”, diceva il più grande architetto, Le Corbusier, nel 1924, “si occupa della casa ordinaria e comune per gli uomini normali e comuni, lasciando cadere i palazzi”. Dieci anni dopo Speer dimostrerà il contrario.

